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Regeni, il capo del sindacato: «Lo consegnai io agli Interni»

28 Dicembre 2016

Mohamed Abdallah in un’intervista all’Huffington Post ammette di essere un informatore dei servizi segreti. E dice: «Giulio faceva troppe domande»

«Ho denunciato e consegnato al ministero degli Interni Giulio Regeni. Ogni buon egiziano, al mio posto, avrebbe fatto lo stesso». Sono le parole pronunciate da Mohamed Abdallah, il capo del sindacato autonomo degli ambulanti, in una dichiarazione resa all’edizione araba dall’Huffington Post, rilanciata da L’Espresso. Frasi che di fatto confermano la collaborazione dell’uomo con i servizi segreti egiziani.

«COLLABORIAMO CON GLI INTERNI». Per la prima volta – si legge – Abdallah ha sostenuto con orgoglio e chiarezza la sua posizione nel caso. «Siamo noi che collaboriamo con il ministero degli Interni. Solo loro si occupano di noi ed è automatica la nostra appartenenza a loro».

«FACEVA DOMANDE STRANE». Il sindacalista ha aggiunto anche qualche dettaglio: «Io e Giulio ci siamo incontrati in tutto sei volte. Era un ragazzo straniero che faceva domande strane e stava con gli ambulanti per le strade, interrogandoli su questioni che riguardano la sicurezza nazionale. L’ultima volta che l’ho sentito al telefono è stato il 22 gennaio, ho registrato la chiamata e l’ho spedita agli Interni».

«LO AVRANNO UCCISO QUELLO CHE LO HANNO MANDATO QUA». Il sequestro del ricercatore italiano è avvenuto il 25 gennaio 2016, appena tre giorni dopo la segnalazione. Abdallah ha dichiarato anche di trovare «illogico» e strano che uno studente di Cambridge, che conduce una ricerca sui sindacati autonomi egiziani, rivolga domande agli ambulanti sugli stessi sindacati: «È illogico che un ricercatore straniero si occupi dei problemi degli ambulanti se non lo fa il ministero degli Interni. Quando io l’ho segnalato ai servizi di sicurezza, facendo saltare la sua copertura, lo avranno ucciso le persone che lo hanno mandato qua».

DUBBI SUL RUOLO DI ABDALLAH. Il nome di Abdallah come uomo vicino ai servizi era emerso il 4 agosto scorso da fonti dell’agenzia Reuters per le quali il capo del sindacato che era al centro delle ricerche del giovane italiano aveva «visitato di frequente uno dei quartier generali» della sicurezza interna . Forse, aggiungevano, non era un vero e proprio collaboratore ma una persona «che ha un mutuo beneficio ad avere un rapporto con gli apparati». Dubbi e sospetti sul ruolo di Abdallah erano emersi già marzo, quando un’amica del ricercatore Hoda Kamel, dell’Egyptian center for economic and social rights, in una intervista a Repubblica aveva parlato di una «vendetta» dell’uomo nei confronti di Regeni e affermato che il sindacato è «infiltrato dai servizi». I tabulati di Abdallah sono stati richiesti e consegnati lo scorso maggio alla magistratura italiana che indaga sull’omicidio.